mercoledì 26 settembre 2012

Chiarezza e ratio sulla sorte di Alessandro Sallusti

Il caso del direttore deIl Giornale è da una settimana al centro delle polemiche (seguendo, per ovvio interesse nazionale, la vergogna della Regione Lazio).
Tuttavia la vicenda del noto e spesso a ragione malsopportato giornalista non è solo triste, ma anche non a tutti chiara. Questo lascia ampio spazio alla strumentalizzazione, da qualunque parte del globo, di una vicenda in cui le responsabilità sono a dire il vero assai definite. E in quanto tali, non accessibili al volgo, come da tradizione italiana.

I fatti: 2007, c'è un articolo firmato anonimo; c'è il direttore che ha la responsabilità degli articoli pubblicati dal suo giornale; c'è l'insinuazione reiterata che un giudice abbia costretto una bambina ad abortire; c'è un giudice che sporge querela; c'è una Corte di Cassazione che pronuncia una sentenza.
Non era così difficile... Ora può essere legittimo fare le dovute considerazioni.

Personalmente non ho trovato parole migliori di quelle di Massimo Fini per commentare la questione.
Mi risparmio vari commenti poco seri alla "chi la fa l'aspetti", ma non c'è nemmeno alcun motivo per trovare un grande antagonista malvagio nella vicenda, essendo il reato stato commesso ed essendo la sentenza in linea col Codice Penale. 

La legge può non piacere ma finché non la si cambia essa è padrona e tale deve essere. Tra tutti i commentatori è probabilmente il diretto interessato quello che ha conservato maggiore dignità. Non gli uomini del Partito Azienda, un tempo concordi nel voler applicare lo stesso trattamento ai loro oppositori. Non la categoria dei giornalisti, ormai priva di quei connotati un tempo fondamenti della professione.

Ora sarebbe bello, più di ogni cosa esteticamente e moralmente, non fare altro casino...

domenica 16 settembre 2012

Italopia

E' una costante dei paesi democratici: al diffondersi dell'indignazione popolare segue una risposta politica, prima in forma di promesse, quindi tramutandosi in azioni concrete o presunte tali. 
Non vi è nulla di male nel cavalcare l'indignazione: un sistema democratico è tenuto per definizione ad accontentare le maggioranze quando la volontà di queste non cozza con i principi inviolabili dello Stato.

Lo schema dovrebbe essere semplice: se tramite mezzi di raccolta delle informazioni emerge che una grossa fetta di popolazione desidera una legge costituzionale sui vitalizi o sul numero di deputati di Camera e Senato, in un sistema democratico utopisticamente perfetto quei cittadini andrebbero accontentati. Ripristinare la pena di morte per gli eretici, nello stesso sistema perfetto, non sarebbe comunque possibile nemmeno se il 70% della popolazione fosse costituito da inquisitori.
Il problema è che l'Italia non dispone di un sistema democratico utopisticamente perfetto, né ritengo necessario argomentare questa affermazione.

Tutto ciò fa sì che l'indignazione dei cittadini nasca da loro e finisca morendo lentamente attraverso varie eco istituzionali, rimbalzando tra la bocca di questo e quel segretario di partito. Questo gioco al palleggio dura per un po', non tanto fino a quando la gente se ne accorge (ovvero abbastanza presto), ma piuttosto finché non emerge qualcuno che è al di fuori del gioco, che è pulito poiché non ha ancora avuto modo di mentire. Cosa dovrebbero fare gli elettori se non ammassarsi attorno al nuovo che avanza senza nemmeno pensarci? Non è un comportamento biasimabile, ma puro istinto di sopravvivenza.

Se ne stanno accorgendo tutti. Monti teme "derive nazionaliste nell'Europa". Io credo abbia ragione di paventarle. Dopotutto è lo stesso pseudo-presidente che disse "abbiamo aggravato la crisi ma non avevamo altra scelta". Certo che avevate scelta, ne avevate più di una. E se è vero che per rilanciare un'economia distrutta bisogna prendere provvedimenti che nel breve periodo fanno male, è anche vero che essi avrebbero fatto meno male se conditi con riforme di giustizia sociale. Ammesso e non concesso che il potere d'acquisto di una Nazione in ginocchio possa tornare a crescere dopo un presente come questo. Un presente che lascia certo posto a nazionalismi, rivoluzioni e quant'altro segni un distacco con ciò che ha portato a tale situazione.

Prima o poi (più prima che poi), qualcuno farà presente al mondo che questa democrazia è sbagliata. Essa non è reale, è un mondo virtuale alla Matrix che con l'aiuto del capitalismo ci rende tutti dei denutriti sazi. Quando quel qualcuno si farà avanti sarà accolto come un messia e gli oligarchi del mondo lo temeranno come temono il realizzarsi di una democrazia realmente perfetta.

mercoledì 12 settembre 2012

Dio non è grande

Il fatto: durante l'undicesimo anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle, in Egitto i musulmani salafiti si dirigono in preda all'ira verso l'ambasciata americana del Cairo per protestare contro uno sconosciuto film anti-islamico girato da un ebreo americano.
Lo stesso giorno a Bengasi ha luogo il saccheggio della sede diplomatica americana, con quattro persone morte a causa degli incendi appiccati. L'ipotesi più probabile per questo secondo assalto è che sia stato organizzato da Ansar Al-Sharia, gruppo terroristico che si fa risalire ad Al-Qaeda.

Di tutto questo cosa colpisce? L'occidentale medio si soffermerà sulla brutalità dell'evento, che ha visto la morte di quattro persone innocenti, causato da fanatici musulmani adirati per la blasfemia americana (tanto si sa ormai che il trend è quello). Il tutto durante l'11 settembre. 
Evitiamo cospirazionismi sul semitismo, non vi sono le condizioni adatte. Chiediamoci per quale motivo sono morti un ambasciatore e tre funzionari: a causa dell'arretratezza culturale di una nazione, o al limite per lo sfruttamento di tale arretratezza da parte di qualcuno.

Da una parte si rivela dunque sciocco il grande giubilo collettivo alla morte del colonnello Gheddafi: chiunque lo succederà avrà a che fare con una società di questo tipo. Dall'altra dovremmo evitare di strillare in stile Santanché perché di queste cose in Europa non ne accadono. Soprattutto tirando in ballo la questione religiosa non avendo le competenze per farlo. Come se fosse la differenza tra Islam e Cristianesimo il problema di fondo. La differenza tra una religione che vuole l'omicidio in nome di Dio e un'altra religione che vuole l'omicidio in nome di Dio.

Se vogliamo essere orgogliosi di qualcosa dovremmo esserlo per aver superato il sistema statale teocratico, avvicinandoci anno dopo anno, secolo dopo secolo alla Democrazia piena e compiuta, sorvolando per un attimo sui grossi problemi "dietrologici" della stessa. Meno orgogliosi dovremmo essere del fatto che abbiamo impedito a quelle popolazioni di rigettare la barbarie, costringendo il 70% buono del mondo allo stato di colonia e, come tale, arretrato.

Le meschinità della psiche umana si riperquotono sull'intero Occidente: tendenze ad assolutizzare le proprie concezioni, concepire meriti per sé e colpe per il prossimo, trovare risposte facili a domande complesse, sempre. E chi ha le risposte serie se la ride, guarda il mondo bruciare con in mano tanica e fiammiferi.

lunedì 10 settembre 2012

L'usura nei secoli

Qualunque sistema di prestito con tasso d'interesse anche solo dello 0,0001% sia dichiarato ufficialmente usura. Ecco cosa sarebbe giusto, il boicottaggio tout court del sistema bancario.
La verità emerge ogni giorno di più, questa tempesta cancella ogni minuto gli strati di cera che coprono la vera faccia della società.
Quello che posso consigliare fortemente al lettore è di concedersi la visione del seguente cartone animato. Molto di ciò si sa già, eppure fa sempre bene ridestare la consapevolezza una volta tanto:
BUONA VISIONE!

venerdì 7 settembre 2012

Dubbi, certezze e Casaleggio

Il 6 settembre accade qualcosa di molto interessante, triste o preveibile a seconda, ed accade durante un servizio della trasmissione Piazza Pulita di La7. Per chi, come me, se la fosse persa, può trovare qui ciò a cui mi riferisco, che ovviamente è il fuorionda del consigliere regionale Giovanni Favia, ormai ultra-noto, con l'inviato di Formigli.

Tante teorie al riguardo: il consigliere neoeletto cerca fama, poiché avrebbe per forza saputo che ogni sua parola sarebbe stata pubblicata, oppure cerca di "auto-epurarsi" per aumentare consenso intorno a sé... è molto più probabile, secondo chi scrive, che Favia abbia semplicemente detto la verità senza nemmeno porsi il problema se le sue parole sarebbero state rese note o no. Glielo si legge in faccia, quando una persona non è capace di mentire ed è costretta a farlo non regge il peso. Quella di Favia non è una confidenza, è una confessione.

Ma chi è Gianroberto Casaleggio? Al Corriere della Sera si presenta come un privato cittadino che, contattato da Grillo, avrebbe cooperato con lui per la costruzione di un progetto politico, e che contro le parole di Favia non avrebbe mai interferito concretamente con il Movimento. Ci sono tuttavia molte cose che andrebbero spiegate, o che si spiegano da sé, tra epurazioni e divieti televisivi. 

Al di là delle domande su chi sia Casaleggio, se un comune imprenditore informatico brillante e realizzato, un padre-padrone di movimenti rivoluzionari, un massone depositario della vera conoscenza, o tutte le cose insieme... la storia d'Italia si rivela giovane rispetto a ciò che verrà.

sabato 1 settembre 2012

Meno Grilli per la testa

Ci siamo gente, manca poco! Il giorno del giudizio però non sarà a dicembre, dovremo invece aspettare primavera. E sempre che nel frattempo non si decida di sospendere le elezioni per il bene del popolo bue, per dirla come eventualmente lo direbbe lo pseudogoverno. Una considerazione scontata al riguardo? Movimento 5stelle fenomeno dell'anno 2013.
Ne gioirei parecchio se la succitata considerazione fosse realmente così scontata...

In gran parte del suolo patrio il movimento accumula consenso. Per parlare solo della mia piccola e umile regione, l'Umbria, gli ormai noti come "grillini" costituiscono secondo i sondaggi il secondo partito nelle preferenze elettorali, col sostegno in particolare della classe imprenditoriale. Sono superati di una caccola dal PD. Dunque cos'è che mi preoccupa? Il fatto che ad esempio, ripensandoci, poco più su io stesso mi sono riferito a loro come "grillini".
Il ché ci porta a parlare di Giuseppe Piero Grillo.

Il comico genovese, noto a tutta Italia da anni ma in realtà sconosciuto ai più, è stato promotore di un sentimento politico fervente, innovativo, coadiuvato dalla sua spiccata personalità. Senza di lui il Movimento non avrebbe la notorietà di cui è ora rivestito e, come tutti possono argomentare, si è sempre trattato di una notorietà a doppio taglio. Solo che ultimamente il manico del coltello ce l'ha la disinformazione, e a passarglielo è lo stesso Grillo...

Chi scrive non è, sinceramente, un dispregiatore del culto della personalità. Tuttavia lo ritiene un sistema che funziona quando la personalità funziona a sua volta. E Grillo, arrivato a 64 anni a luglio, comincia a perdere colpi. Alcune esternazioni potrebbero confondere l'elettorato più passivo, alcune rivendicazioni paternalistiche sul Movimento possono a ragione indisporre i più tenaci.
Se non viene messo da parte tutto il progetto rischia di diventare davvero, come vuole la stampa di corte, "la risposta strillata allo stremo degli italiani". I 5stelle devono solo seguire le linée guida fino ad ora tracciate, assumersi la piena responsabilità di tutta la macchina e diventare in fine politica con la P maiuscola.
Poi ne riparliamo.