domenica 9 ottobre 2011

Esportiamo balle in Medio Oriente


Siccome l'Italia di democrazia ne ha da vendere, come sapete la stiamo "esportando" ormai da dieci lunghi anni... In principio fu il tragico attentato alle Twin Towers. Quindi fu l'attacco all'Iraq, visto che Saddam Hussein non c'entrava niente con Al Qaeda, ma d'altra parte i presidenti B&B erano sulla stessa lunghezza d'onda. E poi c'erano pericolosissime armi di distruzione di massa invisibili, questo non va ignorato!

Il dittatore iracheno è morto da un pezzo, eppure l'esercito italiano sta tuttora lì con gli altri occidentali a fare imprecisate opere di bene. Ogni tanto ci rimette la vita qualche giovane, partito per portare i soldi nella povera casa da cui viene ("Why don't presidents fight the wars? Why do they only send the poors?" per dirla con i System of a Down). Le spese pubbliche per le operazioni militari sono una mostruosità, alcune decine di miliardi annui.

Tutto questo per cosa? La democrazia, che noi occidentali identifichiamo, guarda un po', con l'occidentalizzazione, viene rigettata come un organo incompatibile, se innestata dall'esterno. Quella gente si è adattata a un contesto sì misero, ma ormai familiare. Qualunque elemento innovativo e sconosciuto non viene percepito come lo percepiremmo noi. Susciterebbe spavento, non essendo stato introdotto dopo un lungo cammino di evoluzione culturale, come invece è accaduto in Europa, tra l'altro dopo una storia millenaria.

Ma di tutti questi bei discorsi al business della guerra non importa. E chi si azzarda a dire "a" è uno sciacallo anti-patriottico che fa demagogia facile. Parola di Ignazio.

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