Eccoci qui, ahimè, a dibattere il tema intercettazioni. Devo essere sincero, lo faccio controvoglia, così come controvoglia parlo di arcoriane zoccole varie.
Per fortuna non sono costretto a parlare delle due cose insieme, per cui vorrei resuscitare la famosa intercettazione Fassino – Consorte, visto che comunque va di moda. Lo faccio spinto dall’abuso di retorica che destra e sinistra fanno di questa vicenda.
2 maggio 2005: la procura di Milano apre un’inchiesta sulle scalate bancarie varie ricollegate all’allora governatore di Bankitalia Fazio. La Guardia di Finanza irrompe nella sede della Banca Popolare di Lodi per acquisire documenti. Sulla base di una denuncia, si ipotizzano aggiotaggio ed altri reati.
17 luglio 2005: la Guardia di Finanza intercetta la famosa conversazione tra l’allora capo di Unipol Giovanni Consorte e il Ds Piero Fassino, più nota come “siamo padroni di una banca?”.
Questa intercettazione, effettuata per conto della procura di Milano, non viene mai trascritta, anzi il nastro della registrazione rimane sigillato fino allo scoop de Il Giornale.
24 dicembre 2005: Roberto Raffaelli, capo dell’azienda Research control system che aveva permesso l’intercettazione, porta il nastro trafugato in dono al Premier con la mediazione dell’imprenditore Fabrizio Favata (così confesserà Raffaelli).
2 gennaio 2006: in un articolo di Gianluigi Nuzzi (che scriveva appunto su Il Giornale di Belpietro), l’intercettazione viene allo scoperto, facendo il dovuto scalpore.
Giugno 2010: Raffaelli, rinviato a giudizio, patteggia una pena di un anno e 8 mesi. Favata viene condannato a 2 anni e 4 mesi.
16 dicembre 2010: i PM milanesi chiedono l’archiviazione per Silvio Berlusconi nell’inchiesta sulla fuga di notizie.
15 settembre 2011: il gip Stefania Donadeo respinge la richiesta e ordina di disporre il rinvio a giudizio per i fratelli Berlusconi (Paolo era editore del quotidiano). Viene iscritto al registro degli indagati anche Maurizio Belpietro.
Questo è quanto.
Nelle trasmissioni, gli ospiti di sinistra cadono in confusione davanti a questo argomento, mentre potrebbero cavarsela con poche, semplici, parole oneste:
il caso “abbiamo una banca” è del tutto diverso dai casi “bunga bunga ecc.”:la prima intercettazione è divenuta pubblica in modo illegale, senza passare all’esame degli inquirenti. Peggio ancora, è stata commerciata. Le sozzerie che occupano pagine e pagine di giornale oggi, sono state pubblicate dopo che la difesa ne ha richiesto l’acquisizione. Questa procedura è completamente legale.
Nel caso in cui così non fosse, scatta l’indagine sulla procura, com’è giusto che sia.
Ora si possono fare innumerevoli considerazioni: possiamo chiederci come mai non esiste un’indagine su Fassino in relazione a queste scalate; possiamo legittimamente dire che Il Giornale ha fatto bene a pubblicare la notizia, perché i giornalisti sono soggetti al diritto e dovere di cronaca; possiamo dire che Silvio Berlusconi ha utilizzato una procedura che è proprio il demone che dice di voler combattere col ddl.
Poiché in tutto questo non capisco dove sia l’abuso, essendo che i colpevoli di reati sono già perseguibili e perseguiti, la legge bavaglio non serve, e questo è evidente, ad evitare le fughe di notizie. Serve piuttosto a far chiamare “fughe di notizie” tutte quelle pubblicazioni di atti che oggi sono legittime.
E, come ben sappiamo, non serve solo a questo.
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