venerdì 28 ottobre 2011

La tv è di tutti... tutti loro

“Una mattina sfogliavo un giornale, leggevo gli ascolti di Rai 2 e di Gianluigi Paragone, stanco di manifestazioni, petizioni, appelli e un’ispirazione mi ha travolto”. E trattandosi di Giuliano Ferrara, deve essere stata una valanga d'ispirazione per riuscire a travolgerlo. Ma come si è arrivati a questa drammatica fine?

Parliamo un po' di televisone supponendo per assurdo che la RAI sia pubblica: non è vero, intanto, che un tempo l'Azienda era libera e oggi no. Semplicemente un tempo era schiava di tutti e ora di uno solo, passando per un breve periodo di normalità, dove per normalità intendo la produzione per il mercato e non per chiccessia. Si è passati dall'idea di "tv di qualità" come televisone che produce per vendere e senza vincoli di interessi privati, a quella di "servizio pubblico" come prodotto giornalistico della Verità senza padroni, a quella finale di servizio pubblico come tv che siccome è di tutti deve dare ragione a tutti. Partiamo dal comprendere innanzi tutto che queste concezioni rimangono, appunto, mere concezioni in confronto alla verità storica dei fatti.

Sotto la Prima Repubblica la televisione di Stato è effettivamente in mano ai partiti ma, per lo meno, vi sono delle garanzie contro la disinformazione, delle regole, scritte e non, sull'uso che se ne può fare, sempre e comunque in nome della competitività e della qualità. Con la stagione di Mani Pulite si introduce una fase nuova: la gente vuole la testa dei partitocrati arraffoni e il giornalismo dà loro, giustamente, ciò che vogliono (al riguardo vi consiglio vivamente le inchieste e le interviste a schiena insolitamente dritta di Vespa e Minzolini ad esempio). Questa situazione di "clima giustizialista" come dice tuttora qualcuno, è rimasta a lungo in atto ed ha resistito a stento anche fino ai giorni nostri. E poi fu il Minculpop.

Minzo e Silvio, best friends
L'editto bulgaro ha fatto il suo corso, eliminando non solo la triade in particolare, ma anche ogni altro intellettuale inviso alla Casta tutta, non solo ai governi. Le così dette authority non sono politicizzate, sono proprio organi politici. I telegiornali ormai da diversi lustri non fanno servizio pubblico, non fanno né servizio, né pubblico. Infatti è il pubblico quello che comincia a mancare alla RAI. Annozero, checché se ne dica, faceva ascolti a gogo, garantendo all'Azienda introiti notevoli. Ecco, quando nemmeno le elementari regole di mercato significano qualcosa, vuol dire che, uccisa da tempo l'etica giornalistica, anche l'etica del denaro ha perso valore in confronto a quella del servilismo più vergognoso. Ma a che servono i trombettieri di regime, se poi si sa che non li ascolta nessuno? Io una risposta ce l'avrei:

C'è una differenza di fondo tra Fascismo e Berlusconismo: la propaganda del primo serviva ad ottenere consenso; quella del secondo serve anche a spostare il pubblico... dalla RAI a certe aziende di famiglia.

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