domenica 9 ottobre 2011

Giornali: leggeteli con cautela

L’Italia è preda di una serie impressionante di malcostumi: si va dal malgoverno che davvero pochi sanno negare, alla completa assenza di assistenza ai lavoratori deboli, per cui i licenziamenti si sprecano. Dalla corruzione dilagante, ormai proverbiale marchio italiota, alla frode fiscale, un leviatano che nessuno vuole sconfiggere (forse perché già tutti inglobati dallo stesso?)

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In mezzo a tutto questo marasma, gran parte del mio disprezzo va ai giornalisti. Poco di strano quando ad infestare la tv sono i vari Minzolini, Ferrara, Vespa e il meno molesto Paragone. Chiunque abbia un minimo di capacità intellettive sa distinguere un giornalista vero da questo eterogeneo miscuglio di incompetenza e servilismo.
Meno diretta è la distinzione tra un giornalista all’apparenza equilibrato e uno davvero integro.

Il problema è che si tende a considerare “giornalisti con le palle” indifferentemente tutti quelli che criticano la banda Berlusconi. Ma ci siamo mai chiesti quali interessi ruotino dietro le testate d’opposizione? Nella peggiore delle ipotesi, dietro le quinte vi sono lobbies speculari o addirittura affini a quelle berlusconiane (gruppi imprenditoriali che ovviamente competono ed influiscono sui loro giornali, influenze politiche più o meno palesi, ecc.). E anche questi casi sono abbastanza facili da individuare. Il resto dell’editoria è davvero libero secondo voi? Anche in assenza di “padroni”, giornali come il più noto Fatto Quotidiano producono per vendere. E non c’è nulla di male in questo, anzi: si tratta di genuina competizione di mercato. Ma questo comporta inevitabilmente un certo rischio…

Si usa dire che i giornalisti si dividono tra quelli che scrivono per un padrone e quelli che scrivono per i propri lettori, assumendo che i secondi siano il modello positivo. La realtà è che chi scrive dovrebbe farlo né per gli uni né per gli altri, ma solo e unicamente per sé. Per la Verità.
Scrivere per i lettori fa venire in mente la sciagurata pubblicità del foglio Il Giornale che recitava: “Compra il quotidiano che da ragione alla maggioranza degli italiani!”. Tralasciando che mi giocherei le palle che la maggioranza degli italiani non diano ragione a Feltri, Sallusti e compagnia danzante, un giornale non deve dare ragione proprio a nessuno, si tratti di tanti o pochi individui.

Un fatto potrebbe infastidire molti. Non per questo dovrebbe essere taciuto. Un giornale che si crea un tipo particolare di pubblico, tenderà a voler far sentire quel pubblico intelligente, dandogli ragione. Questa non è libertà, è altresì un danno intellettuale di portata nazionale.

La parola d’ordine è diffidare… e diffideremo.

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